Non voglio prendere spazio agli illustri relatori che devono ancora parlare; mi scuso sin d’ora perché non potrò trattenermi in quanto ho altri impegni presso il palazzo comunale. Ringrazio l’Archivio di Stato e l’Associazione Storica per la Sabina che ci danno l’opportunità di conoscere la storia millenaria di questo territorio e in qualche modo ci fanno conoscere anche le sue origini geologiche di milioni di anni fa. Conoscere la storia significa portare dei buoni occhiali per osservare le cose che succedono adesso e per questo vorrei lanciare una piccola provocazione, che è anche un proposta di lavoro collettivo e di lavoro comune. In un momento come quello attuale, nel quale a livello nazionale si sta compiendo una riorganizzazione istituzionale di tutto il territorio, di tutto il Paese ed anche una riorganizzazione della pubblica amministrazione, io credo sia necessario davvero un ragionamento ed una riflessione sul tema in relazione alla provincia di Rieti ed al suo capoluogo, e mi auguro, anche se purtroppo ho molti dubbi, che questo progetto di riorganizzazione della pubblica amministrazione non danneggi le province deboli, le province più fragili, come la nostra. Mi auguro che non si costruisca un’Italia di serie A, intorno alle grandi aree metropolitane, ed un’Italia di serie B, quindi le aree interne, le aree un po’ più marginali, più deboli, la cosiddetta Italia di mezzo, nella quale noi stiamo a pieno titolo. La proposta che volevo fare proprio in occasione di un convegno che parla di storia locale è quella di costruire un’occasione di confronto permanente per cercare di mettere insieme tutte le anime di questo territorio: le istituzioni, gli storici, gli intellettuali, gli amanti e conoscitori della storia locale, le forze sociali, le organizzazioni sindacali, per difendere questo territorio, per difendere questa provincia dal rischio di un pericoloso depauperamento. Io penso che il tema che il Governo ha introdotto con l’accorpamento delle Prefetture non riguardi il Prefetto o gli uffici della Prefettura: il rischio vero è che si apra un’epoca di ridimensionamento della presenza delle istituzioni pubbliche e delle istituzioni dello Stato in questa provincia, perché il rischio concreto è che tutti gli apparati statali che si sono conformati nel corso degli anni su base provinciale rischiano di sparire, rischiano di abbandonare questo territorio.Questo significherebbe perdere le nostre prerogative di provincia, pur rimanendo tale da un punto di vista formale, ma se sostanzialmente abbandoneranno questo territorio tutti gli apparati dello Stato di livello provinciale, significa davvero perdere l’anima e perdere anche le ragioni di quella unità che nel 1927 hanno fatto di questo territorio una provincia, con tutte le sue contraddizioni, con tutti i suoi limiti, ma che in questi anni ha sedimentato anche una cultura ed un sentimento di appartenenza comune. Credo che sia davvero giunto il momento di fare questa riflessione tutti insieme e credo che il contributo della storia da questo punto di vista è assolutamente fondamentale. C’è tra i colleghi Sindaci chi mi dice che non è possibile accumunare questa terra agli etruschi. Noi dobbiamo pensare anche ad un’area vasta che vada al di là della provincia di Rieti ma che guardi anche altrove. Il tema ricorrente e' anche quello del rapporto fra noi e l’Umbria, fra noi e l’area del ternano.
Penso che queste occasioni siano utili anche per ragionare sull’attualità, oggi facciamo un excursus da milioni di anni fa fino quasi ai giorni nostri, io mi auguro che alla fine non ci sia nello schermo il cartello “The end”, per significare la fine di questa storia, dobbiamo evitarlo, per farlo dobbiamo metterci tutti insieme al lavoro perché dobbiamo difendere l’unità, le origini, il senso di appartenenza a questo territorio che in qualche modo ci accomuna e che ci permette di difendere i diritti di cittadinanza che in questo territorio si esercitano, perché perdere i presidi pubblici significa mettere a rischio l’esercizio per i nostri cittadini degli elementari diritti di cittadinanza. Perché dividere l’Italia in un’Italia di serie A e un’Italia di serie B, significa anche dividere i cittadini in cittadini di serie A e in cittadini di serie B. Chi vive in questa provincia, in questa città abbia gli stessi diritti di chi vive un un’area metropolitana.Io sono d’accordo sulla necessaria riorganizzazione della pubblica amministrazione in questo Paese ed anche sulla necessaria riorganizzazione istituzionale del nostro Paese, ma questo non si può fare a danno dei territori più deboli e più fragili, che rischiano davvero di rimanere ai margini anche delle direttrici di sviluppo economico del nostro Paese. Ringraziando di nuovo i promotori di questa occasione di riflessione, invito ad una discussione pubblica più ampia che dovrà necessariamente coinvolgere rappresentanti istituzionali locali e sovracomunali, quindi provinciali, regionali, ed anche nazionali, ma che deve coinvolgere la cittadinanza, che deve coinvolgere tutti Voi, deve coinvolgere tutti quelli che hanno a cuore il futuro di questa terra e di queste comunità. Mi auguro che da oggi possa partire anche un percorso di condivisione, anche di proposte che possano permettere a tutti noi di difendere questo territorio e di cercare di disegnare insieme il futuro di questo territorio, anche per le giovani generazioni, perché poi la seconda cosa che accadrà é che continuerà, anzi aumenterà, l’esodo dei nostri giovani da questa terra.
Quindi lavoriamo seriamente insieme, il Comune di Rieti da questo punto di vista vuole essere capofila anche di questa iniziativa di mobilitazione e di sollecitazione, che non ha solo le caratteristiche di un’iniziativa politica amministrativa, ma che deve avere, secondo me, le caratteristiche di un’iniziativa culturale. Per questo la mobilitazione dell’opinione pubblica è assolutamente preziosa e io credo necessaria. La nostra storia può essere una leva per difendere il nostro futuro.