Gentile Assessore Mariantoni, avrei voluto esserci all’inaugurazione di “Rieti città amica dei bambini”, ma coincide con l’avvio dell’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana. Sarò sicuramente presente a qualcuno dei ricchi e interessanti momenti di questa iniziativa che fa bella la nostra Città e la rende punto di riferimento su una questione importante e delicata. A questo proposito vorrei solo confidarle due semplici pensieri.
Il primo: viviamo una situazione che si potrebbe definire di “puero-centrismo paradossale”. I bambini sono, in realtà, i grandi assenti da discorsi e prassi in cui sembrano apparentemente al centro. Senza citare le cifre impressionanti di quelli che vivono nelle situazioni più estreme, come le guerre e le condizioni di miseria profonda, o pensare a quelli strappati all'infanzia e usati come macchine da guerra (i bambini soldato, o kamikaze), anche guardando più vicino a noi lo scenario dovrebbe inquietarci. Dai minori stranieri non accompagnati in numero crescente - che ne sarà di loro se non ci sforziamo di immaginare progetti di inclusione? - a quelli che, trasformati in pretesto, diventano notiziabili quando servono a ottenere scopi altri nella battaglia tra ideologie (pensiamo alle stucchevoli retoriche sulle adozioni gay) o a quelli semplicemente trascurati, quando non abusati proprio da chi dovrebbe prendersene cura: genitori, insegnanti, persino la chiesa, purtroppo. Bambini che non nascono più, bambini che diventano un 'diritto', bambini da cui ci si lascia tiranneggiare, riempiendoli di cose, solo perché non si ha la pazienza di educarli, di lanciarsi in questa avventura che trasforma e riumanizza anche gli educatori.
Eppure, e questo è il secondo spunto (anch'esso apparentemente paradossale), “the child is father to the man”, “il bambino è padre dell'uomo”. È un verso del poeta inglese William Wordsworth, dal quale lasciarsi ispirare in almeno due sensi.
I bambini di cui ci prendiamo (o non ci prendiamo) cura oggi sono gli uomini di domani, e come li cresciamo deciderà del futuro del mondo.
I bambini, oggi, ci insegnano ciò che abbiamo dimenticato: noi li abbiamo generati ma loro continuano a rimettere al mondo la nostra umanità, la capacità di stupirsi, di gioire, la curiosità, il guardare al futuro con occhi di speranza. Se non torneremo come bambini saremo morti prima del tempo. Lasciamoci educare da loro. Lasciamo che la città prenda forma, nei suoi spazi e nei suoi tempi, anche da questa consapevolezza.
Grazie di cuore per il dono di questa intensa sequenza di giorni a misura di bambino.
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